Amo la poesia e le forme letterarie brevi. Questo articolo, frutto di una piccola ricerca, raccoglie i generi poetici originali e fuori dagli schemi tradizionali.
I versicoli
I versi usati nell’Allegria da Giuseppe Ungaretti, sono conosciuti come versicoli e rappresentano un nuovo linguaggio lirico di grande intensità ed essenzialità. La riduzione delle parole sullo sfondo della pagina bianca e la frantumazione dei versi tradizionali, spesso trasformati in brevissimi sintagmi o parole singole, diventa una nuova sintassi lirica che va ben al di là di ogni sperimentalismo precedente.
Per Ungaretti la poesia deve essere priva di ogni inutile ornamento letterario. La parola poetica deve essere purificata da ogni sovrastruttura retorica per poter meglio aderire al contenuto. Il compito della poesia non è quello di placare o addolcire, ma di esprimere il dolore e la difficoltà della vita in modo autentico. La poesia deve essere nuda e scarna per poter meglio esprimere questi sentimenti.
Anche Giorgio Caproni ha utilizzato la forma del versicolo. In “Versicoli quasi ecologici” utilizza un linguaggio semplice e diretto per esprimere la sua preoccupazione per lo stato attuale dell’ambiente e per il futuro del nostro pianeta.
—
⬇️ Ascolta il podcast “Versicoli”. ⬇️
*
Gli haiku
Gli haiku sono una forma poetica tradizionale giapponese, composta da tre versi di 5, 7 e 5 sillabe rispettivamente. Gli haiku tradizionali descrivono la natura e le stagioni, spesso utilizzando immagini potenti e evocative per creare un’atmosfera contemplativa.
Anche Jack Kerouac ha scritto un gran numero di haiku, adattando ai canoni occidentali le liriche giapponesi. Queste poesie brevi e semplici sono state composte tra il 1956 e il 1966, seguendo le suggestioni provenienti dalla cultura orientale. Per Kerouac, gli haiku sono poesie che utilizzano parole semplici e la loro comprensione dipende dalla libertà mentale del singolo, non dal suo grado di cultura. L’idea è che questi componimenti debbano essere compresi tanto dal professore universitario quanto dall’analfabeta, per questo motivo i riferimenti culturali vanno evitati.
Tra i poeti italiani che hanno sperimentato questa forma breve c’è Andrea Zanzotto. Gli haiku di Zanzotto sono stati scritti in una forma chiamata pseudo-haiku, poiché si è ispirato liberamente ai codici della tradizione giapponese, adattandoli alle sue esigenze creative.
—
⬇️ Leggi la mia raccolta di haiku. ⬇️
*
I koan buddisti
I koan buddhisti sono enigmi o paradossi utilizzati nella pratica Zen. Sono spesso composti da una domanda o un’affermazione che sembra illogica o contraddittoria, come: qual è il suono di una mano sola? La loro brevità e concisione invita a considerare la natura del suono e del silenzio e il suo rapporto con la percezione e la realtà. L’uso dei koan nella pratica Zen è stato descritto come un modo per “rompere” la mente concettuale, liberando il praticante dalle idee preconcette e dalle categorie consolidate, permettendogli di vedere la realtà in modo nuovo e diretto.
*
I tweet (quand’erano di 140 caratteri)
Twitter era il mio social network preferito. Mi piaceva soprattutto nella sua prima incarnazione, quando il numero di battute utilizzabili era limitato a 140 caratteri (meno di un SMS, che ne aveva 160).
Il limite dei 140 caratteri costringeva a concentrare pensieri e sentimenti. Non era semplice, ma era un esercizio intellettuale interessante. E molto poetico (infatti lo sforzo creativo richiesto è simile a quello per scrivere un haiku).
*
I frammenti incompiuti
I frammenti incompiuti, brevissime tracce lasciate da autori poco conosciuti, sono pieni di suggestioni poetiche. Ad esempio i frammenti del filosofo greco Eraclito, arrivati fino a noi perché citati da altri autori antichi come Platone e Aristotele, sono stati scritti in forma di aforismi, brevi e concisi, e spesso privi di contesto. Il primo aspetto che salta all’occhio nei frammenti di Eraclito è il suo stile ermetico e criptico. Il filosofo nutriva sfiducia nella possibilità che i suoi scritti potessero essere compresi dalla maggior parte degli uomini. Un esempio di questo stile è il famoso frammento “Panta rhei” (Tutto scorre), che dice: “A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove”. Questa metafora può essere interpretata in molti modi, ma in generale esprime l’idea che tutto cambia continuamente e che non è possibile tornare indietro nel tempo.
Friedrich Nietzsche, in Umano, troppo umano, scrive:
Come le figure in rilievo agiscono così fortemente sulla fantasia per il fatto di voler uscire, per così dire, dalla parete e, trattenute da qualche parte, di arrestarsi improvvisamente: così l’esposizione incompleta – al modo del rilievo – di un pensiero, di un’intera filosofia, è talora più efficace dell’esposizione esauriente: si lascia di più al lavoro di chi guarda, questi viene spinto a continuare e a compiere ciò che gli si staglia davanti in così chiaroscuro, e a superare egli stesso quell’ostacolo che le aveva fino allora impedito di balzar fuori compiutamente.
*
Gli aforismi
L’aforisma è un genere letterario famoso per la brevità e l’efficacia delle sue espressioni. La sua origine risale all’antichità greca. Negli ultimi due secoli, l’aforisma ha avuto una grande fioritura, diventando una forma letteraria pungente e brillante. Nonostante la sua brevità, l’aforisma è in grado di esprimere concetti profondi e densi.
L’aforisma, nella filosofia moderna, è un modo per sincopare l’esposizione, d’un canto, e d’altro canto per lasciare che i pensieri, senza obbligo di articolazione, tambureggino come grandine sul lettore, senza gerarchia e rompendo il procedere lineare delle filosofie deduttive e dimostrative. Uno dei maestri in questo tipo di scrittura è il grandissimo e già citato Nietzsche.
—
⬇️ Leggi i miei aforismi. ⬇️
*
Le proposizioni logiche di Wittgenstein
Il filosofo Ludwig Wittgenstein ha proposto una teoria rivoluzionaria delle proposizioni logiche nel libro Tractatus Logico-Philosophicus del 1921.
Secondo la sua visione, le proposizioni logiche sono la chiave per comprendere il mondo e il linguaggio in modo corretto.
Le proposizioni logiche sono composte da elementi atomici, come le parole del linguaggio, che rappresentano gli oggetti e gli stati del mondo. Questi elementi atomici sono poi combinati in relazioni logiche, come la negazione, la connessione e la tautologia, che sono essenziali per la comprensione del mondo e del linguaggio.
*
Gli epigrammi
Gli epigrammi sono un componimento poetico di breve durata, ma di grande potenza espressiva. La loro brevità e concisione li rendono capaci di esprimere concetti e idee in modo diretto e preciso. Gli epigrammi sono stati utilizzati per diversi scopi attraverso i secoli e in molte lingue e culture diverse, ma sono particolarmente famosi per la loro presenza nella letteratura greca e romana antica.
Gli epigrammi greci erano spesso scritti su monumenti funerari o su monumenti celebrativi, e servivano a celebrare la vita del defunto o a commemorare un evento o una persona. Gli epigrammi romani erano scritti per onorare gli dei, gli eroi o per celebrare gli eventi importanti. Gli epigrammi non sono stati solo utilizzati per scopi celebrativi, ma anche per scopi satirici e ironici, come nel caso degli epigrammi di Marziale, che utilizzava l’epigramma per criticare i costumi sociali e le persone famose della sua epoca.
*
I pensieri dello Zibaldone di Leopardi
lo Zibaldone di pensieri di Giacomo Leopardi è un’opera unica nella letteratura italiana del XIX secolo. È quasi un viaggio nelle mente del poeta marchigiano, un diario molto personale dove le parole scritte a mano trasportano in un mondo fatto di riflessioni, poesie e traduzioni.
La struttura aperta dello Zibaldone permette di entrare in contatto con le emozioni e i sentimenti di Leopardi. L’eterogeneità dei contenuti è sorprendente, con argomenti che vanno dalla filosofia alla letteratura, dalla mitologia alla scienza. In questo tesoro letterario si possono trovare riflessioni sulla natura dell’uomo e dell’universo, poesie d’amore e di morte, traduzioni di classici greci e latini e osservazioni sulla lingua e la letteratura italiana.
*
Gli sketches di Jack Kerouac
Gli sketch di Kerouac sono schizzi, impressioni, scritti utilizzando la tecnica della prosa spontanea, cioè un modo di scrivere senza coscienza, in semitrance, che libera l’inconscio senza censure.
I modelli a cui si è ispirato lo scrittore di Lowell sono l’action painting di Jackson Pollock, la pittura automatica di André Masson, le atmosfere urbane e desolate di Edward Hopper e le libere improvvisazioni di Charlie Parker. Tutto ciò che vedeva Kerouac era importante: tutto ciò che attirava la sua attenzione e lo stimolava a scrivere diventava inestimabile.
*
I blues di Jack Kerouac
Kerouac in Mexico City Blues si descrive come “un poeta jazz che suona un lungo blues durante una jam session una domenica pomeriggio.” La sua forza creativa risiede nel proprio flusso di coscienza, ossia nella capacità di seguire un ritmo che è totalmente individuale: « …i miei pensieri variano e a volta passano da un chorus all’altro o da metà di un chorus a metà di quello dopo».
I cosiddetti chorus sono le strofe, o meglio i ritornelli che intona al ritmo di musica jazz o blues. La sovrapponibilità di un chorus sull’altro significa che i versi posti tra essi sono da intendere come un assolo di jazz che segue diversi ritmi, senza un’idea precisa della direzione che prenderà. Una serie di variazioni sul tema, insomma, di assoli di sax che si sa da dove partono ma non dove vaghino e vadano a finire.
*
Le note a piè di pagina
Anche le note a piè di pagina, nei libri di alcuni autori, possono essere considerate una forma di poesia. Scrive Roberto Bazlen: “Io credo che non si possa più scrivere libri. Perciò non scrivo libri. Quasi tutti i libri sono note a piè di pagina gonfiate in volumi (volumina). Io scrivo solo note a piè di pagina.” Note in margine al mondo, note in margine ai libri. Per lui queste note non possono più diventare un libro, un’opera compiuta. Devono restare doppiamente irrelate e in calce a un testo che forse non c’è o comunque è sfuggente. Anche Carlo Dossi la pensa in maniera simile: “Una volta si scrivevano libri, oggi frammenti di libri. Mangiata la pagnotta non restano che le briciole.”
*
Le scorciatoie di Saba
Le scorciatoie di Umberto Saba sono una raccolta di poesie scritte dall’autore italiano tra il 1913 e il 1918, e pubblicate per la prima volta nel 1920. Questa raccolta è stata considerata una delle opere più importanti della poesia del Novecento italiano, per la sua capacità di descrivere la realtà quotidiana con un linguaggio semplice e diretto. Le scorciatoie di Saba sono brevi componimenti in prosa, di taglio scorciato ed incisivo, che hanno l’accento della poesia e il rigore dell’aforisma. Non sono sentenze fulminanti, ma discorsi argomentati. I riferimenti principali sono i ricordi di Guicciardini e i pensieri di Leopardi e Nietzsche. I temi esplorati sono l’amore, la solitudine, la malinconia e il senso della vita, ma anche l’esperienza quotidiana dell’autore, la sua città natale, Trieste, e la sua cultura ebraica.
Il titolo “Scorciatoie” sta ad indicare la capacità di Saba di descrivere la realtà in modo semplice e diretto, senza inutili fronzoli e ornamenti, e di andare dritto al cuore della questione. Inoltre, l’idea di scorciatoie fa riferimento alla capacità dell’autore di creare un legame tra la sua esperienza personale e la realtà universale, e di usare la poesia come un mezzo per comprendere la vita.
*
I toasts di Mallarmè
I toasts sono una raccolta di poesie scritte da Stéphane Mallarmé nel 1866. Queste poesie sono state scritte per celebrare gli amici e i colleghi dell’autore, e sono caratterizzate da uno stile molto musicale e formale. Mallarmé utilizza un linguaggio ricco e complesso, pieno di giochi di parole e di riferimenti letterari, che crea un’atmosfera di mistero e di simbolismo.
I toasts di Mallarmé sono scritti in uno stile molto musicale, che rende la loro lettura molto piacevole. L’autore utilizza rime e ritmi per creare una melodia che accompagna il significato delle sue parole.
*
I calligrammi di Apollinaire
I calligrammi di Guillaume Apollinaire sono una forma di poesia visiva che combina parole e immagini per creare un’espressione unica e originale. Il termine “calligramma” è stato coniato da Apollinaire stesso, che li utilizzò per la prima volta nel 1913 nel suo libro di poesie “Alcools”. In questa raccolta, il poeta utilizzava la forma delle parole per creare immagini, come ad esempio una bottiglia di vino che assume la forma di una donna. La sua poesia visiva ha influenzato molte altre forme di espressione artistica, come il cubismo e il creazionismo.
I calligrammi di Apollinaire spesso avevano un significato politico o sociale, come ad esempio il famoso “Calligramma della Torre Eiffel” in cui utilizzava la celebre attrazione parigina come simbolo della forza della Francia contro i tedeschi durante la prima guerra mondiale. Inoltre, Apollinaire è stato anche uno dei fondatori del movimento Surrealista, che ha utilizzato la poesia visiva come mezzo per esprimere l’inconscio e le emozioni.
*
I telegrammi di Eleonora Duse
I telegrammi sono una raccolta di messaggi telegrafici inviati dall’attrice italiana Eleonora Duse durante la sua carriera. L’uso del telegrafo consentiva all’attrice di mantenere i contatti con i suoi colleghi e i suoi amici mentre era in tournée, e di organizzare gli spettacoli in modo più efficiente. Questi messaggi ci offrono una finestra sulla sua vita privata e sulla sua carriera, mostrando il suo impegno e la sua dedizione al lavoro.
*
Le tragedie in due battute di Campanile
Le tragedie in due battute sono una raccolta di brevi testi scritti dallo scrittore e umorista italiano Achille Campanile. Queste tragedie sono caratterizzate dalla loro brevità e dall’utilizzo di un umorismo nero e surreale. Lo stile combina l’ironia e l’assurdo, creando un effetto comico che contrasta con i temi drammatici trattati: la morte, la solitudine e la follia.
*
I biglietti agli amici di Tondelli
I biglietti agli amici di Pier Vittorio Tondelli sono un’opera unica e indubbiamente anomala per l’autore, conosciuto per una produzione narrativa e saggistica di più ampio respiro. Il libro, scritto sulla soglia dei trent’anni, fu originariamente composto da ventiquattro biglietti da recapitare ai diretti interessati il giorno di Natale del 1986.
L’opera è descritta come “vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quest’abbraccio e non chiedere altro perché la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore.”
*
Gli shorts di Auden
Gli shorts di W.H. Auden sono un’opera sorprendente e innovativa. Composti tra il 1929 e il 1972, questi brevi poemetti offrono una sperimentazione formale e tematica unica nel panorama della poesia del XX secolo. Innanzitutto, gli shorts si distinguono per la loro brevità e concisione. Con pochi versi e spesso una struttura aforistica, presentano massime o riflessioni in modo sintetico, rendendoli facili da leggere ma al contempo densi di significato. Affrontano temi eterogenei come amore, politica, religione, filosofia, società e natura, ma ciò che li accomuna è l’approccio ironico e dissacrante di Auden che utilizza spesso la parodia e l’autoironia per criticare i luoghi comuni e le idee convenzionali. Gli shorts sono significativi perché hanno anticipato tendenze come la poesia minimalista, la poesia concettuale e la poesia performativa.
*
I razzi di Baudelaire
L’originale francese “Fusée” viene tradotto con razzi, fuochi d’artificio, botti. Giovanni Raboni sottolinea che questa parola è ispirata a Baudelaire dalla lettura di un passo di “Marginalia” di E.A. Poe. (opera quasi sconosciuta di Poe che qui non narra le sue storie macabre, non redige saggi, né scrive poesie. Qui si mette a nudo, come Baudelaire, e scrive di getto, senza costruire né inventare. Qui troviamo l’intimità dell’uomo prima ancora che dello scrittore). La funzione dei Razzi doveva essere quella di indurre nel lettore uno choc estetico, presentandogli un fuoco d’artificio di idee non per forza condivise visceralmente dall’autore, e, anzi, tanto più efficaci quanto più in contrasto con la sua ieratica impassibilità di dandy, di uomo senza convinzioni.