La tecnologia (non ancora) immaginata
Fino a qualche anno fa, su questo blog, mi divertivo a raccogliere le previsioni dei futurologi sulla tecnologia che, di lì a poco, avremmo visto nelle nostre vite.
Riguardando quei vecchi articoli, molti ci hanno preso, in effetti.
L’Internet delle Cose (Internet of Things o IoT) è realtà. Non ci facciamo più caso, ma sono tantissimi gli oggetti di uso comune connessi alla Rete. Non solo i nostri dispositivi (smartphone e smartwatch in primis), ma anche la maggior parte dei televisori con i quali usiamo le piattaforme di streaming (Netflix e compagnia bella). E sono sempre di più gli assistenti virtuali che controllano elettrodomestici e le app che informano su tutto quello che sta succedendo nella nostra casa. Tuttavia, il problema resta la sicurezza di avere un ambiente domestico connesso a Internet. Chi ha visto la serie tv Mr. Robot sicuramente si ricorda cosa succede all’avvocato Susan Jacobs.
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La Realtà Aumentata si diffonde sempre di più. E gli investimenti sono importanti. Pensiamo ai cataloghi virtuali sotto forma di app come quello dell’IKEA, che consente di posizionare nello spazio virtuale di casa tutti i mobili e gli oggetti in catalogo, osservandoli sullo schermo come se fossero realmente presenti davanti a noi, anche attraverso angolazioni diverse. C’erano una volta i Google Glass. Poi è arrivato Oculus Rift. Ora Meta (ex Facebook) sta lanciando Quest 2. Anche la Apple starebbe per lanciare il suo visore AR/VR. Questi apparecchi, da indossare come una maschera sugli occhi, in teoria sono l’anello di congiunzione tra la realtà aumentata, la realtà virtuale e quello che sarà il Metaverso. In Strange Days di Kathryn Bigelow si immagina qualcosa che potremmo incontrare davvero in un futuro prossimo: Lenny Nero, un ex-poliziotto, vive spacciando clips per il “filo-viaggio”, sulle quali vengono registrate esperienze altrui come realtà virtuale, che includono input sensoriali, come vista, udito, tatto ed olfatto, e che, tramite un lettore SQUID (Dispositivo Superconduttore a Interferenza Quantica), possono essere rivissute da chiunque.
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Anche le App Salvavita, per fortuna, si stanno diffondendo. Oggi è molto più semplice mandare la propria posizione o una richiesta di soccorso in caso di emergenza. È sufficiente avere uno smartphone (che per usare le mappe ha un GPS integrato). Perché tutto funzioni al meglio, è necessario integrare i dati inviati dagli utenti in difficoltà nei sistemi dei servizi di emergenza così che i soccorritori siano indirizzati nello stesso modo in cui lo sono quelli delle ambulanze. Queste tecnologie sono particolarmente importanti per gli arresti cardiaci. Quando c’è un’emergenza sanitaria di questo tipo, ogni minuto che passa senza massaggio cardiaco e defibrillazione, le chance di sovravvivenza si abbassano del dieci per cento. La Apple è avanti da questo punto di vista: da tempo ha integrato nei suoi iPhone ed Apple Watch importanti funzionalità salvavita. Di recente il musicista Eugenio Finardi è stato salvato dal suo Apple Watch che ha segnalato subito una fibrillazione atriale in corso.
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Le Automobili con Guida Autonoma sono tra noi (anche se, per questioni legate ai regolamenti e alle infrastrutture di strade e città, questa autonomia è ancora parziale). Prima c’era solo la Google Car, una scatolina che girava in Silicon Valley con una velocità massima di 25 miglia all’ora. Ora, anche in Italia, le Tesla, la macchina elettrica con guida autonoma di Elon Musk, non ci contano. Anche la Apple starebbe per lanciare a breve un suo veicolo elettrico con molte funzioni automatizzate. Le case automobilistiche, già da qualche anno, si sono adeguate e stanno facendo molta ricerca. Sulle vetture Audi, BMW e Mercedes di fascia alta, ci sono intelligenze artificiali in grado di prendere il controllo della macchina in condizioni particolari e quasi tutte sono in grado di parcheggiare da sole. Persino la nuova FIAT 500 elettrica ha nei modelli di punta una tecnologia di assistenza alla guida. Tuttavia ciò che ci separa dall’avere una Supercar come K.I.T.T. nel nostro garage non sono solo problemi tecnici, ma anche etici. Se si viene investiti da una Tesla senza pilota è ancora poco chiaro di chi sarebbe la responsabilità civile e penale. Oggi in Europa il responsabile sarebbe il produttore. In caso di incidente si farebbe riferimento alla responsabilità per i prodotti difettosi introdotta dall’Europa con una direttiva del 1985. Com’è ovvio, ci vorranno delle nuove normative unificate, perché un’automobile con guida autonoma non è un elettrodomestico.
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Ci sono, poi, tecnologie che erano state previste, ma non sono più arrivate, oppure non si sono ancora sviluppate oltre un certo livello. Ecco un’altra carrellata.
PROFUMI DIGITALI
Immaginate di vedere un selfie accompagnato dall’essenza di un profumo, la foto di una bistecca su Instagram accompagnata dall’odore della carne alla griglia o la foto di un’orchidea che profuma meravigliosamente. Nei prossimi anni la capacità di trasmettere digitalmente odori raggiungerà il pubblico di massa.
La digitalizzazione di messaggi, immagini e suoni appartiene ormai al secolo scorso. Nel 2014 scienziati di Regno Unito, Stati Uniti e Giappone hanno rivelato dispositivi che possono simulare elettronicamente odori, aprendo una strada maestra al sistema limbico del cervello, la parte responsabile per la memoria e la generazione di emozioni.
Altri ricercatori stanno studiando l’effetto degli odori sintetici, trasmessi via Internet, sulle emozioni. Le implicazioni per il marketing sono enormi. Il profumo digitale di acqua salata e brezza marina su un sito di viaggi aumenterà la probabilità di prenotare una vacanza al mare?
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NANOTECNOLOGIE
La miniaturizzazione delle componenti è ciò che ha permesso e sta realizzando un progresso tecnologico senza precedenti per la sua velocità, soprattutto in ambito informatico. Ci sono prototipi di chip quasi invisibili a occhio nudo, mentre dispositi di archiviazione grandi come pacchetti di sigarette che una volta contenevano pochi megabyte adesso hanno una capacità di diversi terabyte. Tutto questo ci fa pensare che nell’immediato futuro ci saranno sempre più device “indossabili” (wearable). Tutto questo è possibile grazie alla nanotecnologia.
La nanotecnologia riguarda il controllo della materia su scala dimensionale inferiore al micrometro (in genere tra 1 e 100 nm) e la progettazione e realizzazione di dispositivi in tale scala. Si tratta di una tecnologia a livello molecolare che ci permetterà di porre ogni atomo dove vogliamo che esso venga posizionato.
L’applicazione delle nanotecnologie al campo medico promette meraviglie. Si stanno testando micro-robot dotati di nanomotori che saranno inghiottiti come normali pillole e potranno fare un check-up accurato dell’organismo ospite o eliminare delle cellule cancerose eseguendo interventi chirurgici intracellulari.
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INTELLIGENZE ARTIFICIALI
Si parla di intelligenza artificiale almeno dal 1956. La possibilità di dotare le macchine e i computer di un cervello evoluto simile a quello dell’uomo è la frontiera più affascinante e allo stesso tempo inquietante della tecnologia. La letteratura di fantascienza ci ha speculato parecchio.
Al momento, probabilmente, il cervello artificiale più sofisticato è quello di Watson, il supercomputer sviluppato da IBM. Ha la capacità di comprendere e rispondere a domande in linguaggio naturale. È stato allenato a partecipare contro concorrenti umani a Jeopardy!, il più popolare quiz TV americano. Dopo qualche ottimizzazione, è stato capace di battere sul tempo Brad Rutter e Ken Jennings, i campioni storici di Jeopardy! e vincere.
Esistono, comunque, già dei Bot (programmi automatici che si collegano a Internet) in grado di scrivere autonomamente delle breaking news o addirittura romanzi in linguaggio naturale. Non è inverosimile immaginare che molto presto le macchine supereranno il Test di Turing.
Se questo può sembrare un’esagerazione, c’è chi pensa addirittura che in un prossimo futuro i computer saranno senzienti, cioè consapevoli di se stessi. Questo, secondo due esperti, potrebbe portare alla distruzione del genere umano. A dirlo sono Elon Musk, il fondatore di PayPal, che ora costruisce le automobili elettriche Tesla, e Stephen Hawking, il più famoso fisico teorico del mondo.
Insomma, scenari apocalittici come quelli dei film 2001: Odissea nello spazio (pensiamo a Hal 9000 che si rivolta contro i due astronauti) e Terminator (la Rete di supercomputer Skynet diventa cosciente e lancia una guerra contro il genere umano) potrebbero diventare realtà.
Tuttavia, con tutto il rispetto per questi scienziati, mi piace pensare a un futuro in cui le macchine intelligenti lavoreranno affianco agli uomini e si rapporteranno con noi in maniera sempre più naturale. Anche se ci sostituiranno nella maggior parte dei lavori, nasceranno nuove professioni e tutto il tempo libero che si libererà ci permetterà di dedicarci ad attività creative sempre più interessanti, se sapremo sfruttarlo.
Forse, in un futuro non troppo lontano, in ogni casa avremo un androide (un robot con aspetto umanoide) che ci farà da maggiordomo o addirittura da partner affettivo. Per la psicologa Sherry Turkle questa è una possibilità più che verosimile. Nel suo saggio Insieme ma soli dimostra, con una velata preoccupazione, che per gli esseri umani sta diventando sempre più naturale interagire emotivamente e affettivamente con le macchine. Quando ci sarà un versione più intelligente di Siri, potrebbe succedere a tutti, quindi, anche ai più scettici, di innamorarsi di un OS, come si vede nel film Her di Spike Jonze.
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QUANTUM COMPUTING
Si tratta del tipo di calcolo di una nuova generazione di computer superpotenti. In breve, i computer quantistici possono risolvere problemi che sono troppo difficili per un computer classico, che può processare le informazioni solamente con gli 1 e gli 0 (il codice binario). Nell’universo quantistico gli 1 e gli 0 possono esistere in due stati (qubit) alla volta, permettendo computazioni in parallelo. Perciò, con due qubit abbiamo 4 valori allo stesso tempo: 00, 01, 10, 11.
La National Security Agency già prevede che la crittografia attualmente in uso sarà resa completamente obsoleta quando i computer quantistici supereranno una massa critica di utilizzatori, come personal computer.
Non è ancora possibile comprare un computer quantistico, ma se ne parlerà parecchio. Alcuni tra le più importanti aziende della Silicon Valley ci stanno lavorando, tra cui IBM, Microsoft, Hewlett-Packard, Google e D-Wave.
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CONOSCENZA AUMENTATA
Alcune delle ricerche più strabilianti mescolano le neuroscienze con l’intelligenza artificiale. Si parla già di telepatia digitale perché possiamo mandare informazioni direttamente da un cervello all’altro via internet. Scienziati della University of Southern California stanno lavorando a una protesi neurale cognitiva che può recuperare e potenziare le funzioni della memoria.
Questa ricerca, dimenticando per un attimo Matrix, ha lo scopo di aiutare le vittime di infarti o traumi cerebrali a recuperare le loro abilità cognitive e funzioni motorie. Invece di fare la classica riabilitazione, basterebbe ricaricare le memorie giuste.
Ma questo implica anche che un giorno potremo migliorare le nostre abilità mentali per mezzo di un dispositivo computerizzato. L’apprendimento potrebbe diventare semplice quanto caricare una chiavetta USB.