Category Archives: Digital Life

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“Transcendence” e l’upload della mente umana

Immaginate una macchina con tutta la gamma delle emozioni umane. La sua potenza analitica sarà maggiore dell’intelligenza collettiva di ogni persona nella storia del mondo. Alcuni scienziati la chiamano “singolarità”. Io la chiamo “trascendenza”.

Queste sono le parole del dottor Will Caster (Johnny Depp), uno scienziato che fa ricerche avanzate sull’Intelligenza Artificiale Forte.

Si tratta del protagonista del film Transcendence, diretto da Wally Pfister (il direttore della fotografia dei film di Christopher Nolan).

Caster, utilizzando una rete di computer quantistici, ha creato PINN (Physically Indipendent Neural Network), un sorprendente elaboratore che sembra cosciente di sé. Dopo aver subito un attentato ed essere stato avvelenato col polonio, a Will Caster resta poco da vivere. Dopo la sua morte, sua moglie (anche lei scienziata informatica) e un amico neurobiologo decidono di tentare un esperimento ardito: dopo aver fatto l’upload della mente di Will (prima del trapasso) e averla convertita in bit, la travasano all’interno della “coscienza artificiale” di PINN. Poco dopo Will Caster sembra tornare alla vita in forma “sintetica”. Ma è veramente lui?

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Gli U2, la Apple e la musica gratis

Alla fine dell’ultimo Keynote della Apple, durante il quale Tim Cook ha presentato iPhone 6 e iWatch, gli U2 sono saliti a sorpresa sul palco e hanno suonato The Miracle (of Joey Ramone). Dopo il mini-concerto e un siparietto con Tim Cook, hanno annunciato che il loro tredicesimo album di studio Songs of Innocence sarabbe stato distribuito gratuitamente sull’iTunes Store a partire da quel momento. I possessori di iTunes e di un account Apple hanno potuto scaricare il nuovo album degli U2, tramite la tecnologia iCloud, semplicemente andando nella sezione Album del proprio player.

Un album entrato nella storia

Un’altra azione filantropica da parte della band di Bono, sempre in prima linea nelle cause umanitarie? Non esattamente. È più probabile che si tratti della più grande operazione di marketing degli ultimi anni. Songs of Innocence è finito nello stesso momento nelle librerie musicali di 500 milioni di persone. Non è mai successo nella storia della musica e del marketing che un disco abbia raggiunto contemporaneamente così tante persone.

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“Effetto San Matteo”: dai Vangeli ai social network

Il primo a parlare di effetto San Matteo fu il sociologo Robert Merton. In sintesi questo principio dice: il ricco diventerà sempre più ricco e il povero sempre più povero. La definizione proviene dal verso biblico del Vangelo secondo Matteo 25, 29:

Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha.

La gratitudine è la vera moneta sociale

Dietro un’apparente ambiguità che potrebbe sembrare cinismo, si cela un concetto fondamentale: la gratitudine, che si traduce in atteggiamento mentale e spirituale. La morale potrebbe essere: soltanto chi è grato di quello che ha, otterrà quello che desidera. Chi è avido, invece, non otterrà nulla, ma, anzi, perderà anche tutto quello che ha. Domitilla Ferrari nel suo libro “Due gradi e mezzo di separazione” dice efficacemente:

Innanzitutto, devi dare prima di ricevere, e anche prima di avere bisogno di ricevere.

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Selfie: istruzioni per l’uso

Cos’è e come si distingue un selfie

La parola “selfie” ormai è ubiqua e stra-abusata dai media e sulla Rete. Ma chiariamo una volta per tutte cos’è e cosa non è un selfie (quella del genere grammaticale, se selfie sia maschile o femminile, è un’altra diatriba). Ci viene in aiuto Luca Sofri che in un post del suo Wittgenstein fissa i seguenti paletti:

– un selfie è “un selfie di qualcuno”, non può essere “un selfie” e basta;
– quel qualcuno deve essere ritratto nella foto;
– (la faccia, di quel qualcuno);
– quel qualcuno deve essere l’autore della foto;
– la foto dev’essere fatta con uno smartphone;
– la foto può essere fatta con un timer e vale selfie lo stesso.

(EDIT: Davide Bianchini mi suggerisce di aggiungere che il selfie è un meme Internet: diventa tale solo quando viene pubblicato in rete.)

La storia della fotografia ci può dare una mano a capire il fenomeno, ma di sicuro il salto c’è stato quando gli autoscatti hanno potuto sfruttare la tecnologia degli smartphone con videocamera frontale.

Perché farsi un selfie è figo

Ma perché farsi i selfie oggi è così cool? Giuseppe Granieri ci ricorda che la realtà della Rete è complessa e quindi le semplificazioni sono sempre fuorvianti, ma il concetto di selfie sta diventando una nuova forma di normalità.

Prima che esistessero i social network e che si diffondessero in massa le fotocamere digitali, c’era una fortissima domanda di conoscere la “faccia” delle persone che leggevamo.

Perché siamo animali sociali e abbiamo bisogno di “vedere” le altre persone. Ci conforta e ci rassicura vederne il volto. È un istinto che sviluppiamo da piccoli, imparando a riconoscere i nostri genitori.

La priorità di un ragazzo oggi è dire al mondo, al suo mondo, che lui esiste. Il modo più semplice di farlo? Condividere quanto ha di unico: il suo viso nella sua vita. Tradotto: l’autoscatto. Selfie per l’appunto.

“Il sé è il messaggio e il selfie è il medium”

Rivista Studio dice che caratteristica del selfie è porre

Noi in primo piano, il resto dietro, quindi. E quello che succede alle nostre spalle, la scenografia, è spesso il vero contenuto, il vero messaggio. […] Con Vine, Instagram e Snapchat «il sé è il messaggio e il selfie è il medium».

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Quando il futuro scrive il presente

Nel saggio, ormai classico e anche un po’ vintage, di Nicholas Negroponte (co-fondatore assieme a Jerome Wiesner del MediaLab del MIT di Boston) “Essere digitali” (1995) a p. 91 ho trovato un’interessante annotazione a proposito della genesi di “2001: Odissea nello spazio” di Arthur C. Clarke:

Nel 1968 Arthur C. Clarke divise con Stanley Kubrick la designazione al premio Oscar per il film: 2001: Odissea nello spazio. Stranamente il film uscì prima del libro. Clarke fu così in grado di rivedere il suo manoscritto dopo aver visto la prima edizione del film (basata su una precedente versione della storia). In sostanza, Clarke potè simulare la sua storia e quindi perfezionarla. Egli fu in grado di vedere e sentire le sue idee prima di darle alla stampa.

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