Roberto Calasso, deus ex machina di Adelphi assieme a Luciano Foà, è anche un filosofo che, senza pudore, firma libri nella sua stessa casa editrice. In questo saggio distilla virtù e idiosincrasie di una malattia bellissima di tanti intellettuali: la bibliofilia. L’amore, allo stesso tempo materiale e metafisico, per il libro è conseguenza di una visione del mondo, forse sempre più rara, che considera la cultura come una parte imprescindibile e inseparabile della vita.
Il volumetto raccoglie diversi saggi dei quali il più importante, o almeno il più interessante, è quello che dà il titolo al libro e che si riferisce al modo di disporre i libri in una biblioteca. La volontà di dare un ordine ai libri che possediamo nasce da un’esigenza umana, che è quella di attribuire un valore a quello che si sa, dalla conoscenza scientifica a quella strettamente pratica, e allo stesso tempo quella di ridurre l’entropia, cioè il disordine dell’universo che abitiamo, per illuderci di controllare almeno un po’ la nostra vita, e quindi, essere in grado di attribuirle un senso.
Ecco perché cambiare la disposizione di un volume su uno scaffale non è assolutamente un gesto banale, ma riflette e condiziona significati che mutano e si stratificano spesso in modi imprevedibili. Un bibliofilo o un lettore non occasionale sa che ci sono tanti modi per ordinare i libri. Questi non sono semplicemente un derivato del gusto e dell’esperienza personale, ma devono rispondere anche ai limiti dello spazio: una casa piccola impone scelte di addizione e sottrazione (alcuni vecchi libri devono essere spostati altrove per lasciare posto a nuovi volumi, periodicamente, ma può succedere anche il contrario). Roberto Calasso, però, riporta una regola aurea che è quasi universale: quella del buon vicino, formulata e applicata da Amy Warburg:
Chiunque abbia cercato un libro, per studio, per lavoro o per passione, è probabile che direttamente o indirettamente abbia misurato l’efficacia di questa regola. È quello che dovrebbe succedere anche nelle migliori librerie. O in qualsiasi contenitore di informazioni (Google compreso). Dovrebbe emergere e svilupparsi quella che viene chiamata serendipity, cioè la capacità di attirare e trovare ciò che ha valore, senza cercarlo. È il contrario della bolla informativa, che impedisce spesso di allargare il nostro orizzonte semantico, facendoci indugiare in ciò che già sappiamo e che ci rassicura. Roberto Calasso, quindi, ci insegna che un buon libro, e ancora meglio una buona biblioteca, oltre a essere un antidoto per la miopia intellettuale, è anche una lente che ci aiuta a riconoscere la bellezza della diversità, dentro e fuori di noi.
(Ultima modifica: 20 Febbraio 2023)