Questo libricino è uno dei più belli che siano stati scritti su Venezia. Il poeta Diego Valeri riesce benissimo nell’intento di suggestionare ed emozionare il lettore.
Lo fa mettendo in luce lo stretto rapporto che c’è tra Venezia e la pittura.
“Qui tutto diventa, tutto finisce a essere pittura”,
dice Valeri.
“Perché contro questo cielo, queste acque, quest’aria, che arcanamente tramutano la pietra e il mattone e le loro geometrie in puro colore, in puri valori pittorici, non c’è proprio nulla da fare”.
È necessario arrendersi e immergersi, quindi, nella luce della città lagunare. Questa cambia velocemente da un’ora all’altra, ma anche da un minuto all’altro del giorno. Lo si capisce sostando su uno dei tanti ponti e facendo attenzione al gioco di rimandi e riflessi tra architettura e acqua. La Laguna è il medium di Venezia.
Essendo un poeta, Diego Valeri non può non riconoscere quanto sia importante perdersi, camminando a piedi (e non saltando da un vaporetto all’altro), anche a Venezia, per entrare in una dimensione di scoperta, estetica ma non solo, più autentica, che sfugga dalla trappola della volgarizzazione turistica, dall’impressione superficiale. Infatti dice:
“Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario prestabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi”.
Questa non è una guida turistica, ma sentimentale di Venezia. Merita di essere letta, magari assieme a “Fondamenta degli incurabili” di Brodskij e a “Venezia è un pesce” di Tiziano Scarpa.
(Ultima modifica: 19 Febbraio 2023)