Alain de Botton è uno scrittore e filosofo svizzero che dovrebbe diventare un punto di riferimento per tutti. Non solo per meriti letterari. Ed essere studiato nelle scuole. Con i suoi libri, le sue attività culturali e la School of Life fondata nel 2008 a Londra, fa una grande e meritoria opera di divulgazione, cercando di trasmettere tutte quelle competenze e conoscenze che ci aiutano a vivere una vita più completa e più saggia.
Detta così, sembra la solita minestra riscaldata, oppure l’utopia di un folle, ma, se avrete la pazienza di leggerlo, vi accorgerete che è un tipo alla mano, simpatico, che potreste considerare quasi un amico, e che anche quando vi accende una lampadina dietro l’altra nella testa, risvegliandovi consapevolezze, non lo fa mai dall’alto di una cattedra, ma anzi parte dal presupposto che gli esseri umani condividono tutti le stesse debolezze.
Ne “Il corso dell’amore”, un romanzo filosofico scritto con un linguaggio fresco e coinvolgente, racconta la storia di Rabih e Kirsten, una coppia unica nel suo genere eppure inevitabilmente simile a tutte le coppie di innamorati.
L’autore li osserva dall’alto, con lucida e spietata consapevolezza, ma anche con sensibilità e compassione, facendo una specie di telecronaca di tutte le fasi della loro storia. Gli incisi di Alain de Botton, messi in corsivo come degli a parte teatrali, sono veri e propri trattatelli filosofici che condensano in poche righe quello che si può imparare dall’amore tra Rabih e Kirsten.
È sorprendente come, leggendo il libro, la loro storia sembri sempre meno distante e sempre più somigliante a quella di chiunque abbia vissuto una relazione sentimentale. È quasi impossibile non empatizzare, non specchiarsi in quello che succede a questa coppia. Questo non è un esito scontato ed è sicuro merito della bravura dell’autore.
Alain de Botton, raccontando quella che è apparentemente una storia come tante, scava in profondità nella natura umana. È consapevole che nemmeno lui riuscirà a trovare una risposta definitiva sulla natura dell’amore, eppure riesce nell’intento di illuminare verità che, forse, per la maggior parte della gente sono scomode e quindi anche sgradevoli. Lo fa anche allargando lo sguardo e ragionando su credenze e paradigmi culturali che, nel corso delle generazioni, si sono cristallizzati e ci hanno indotto a credere che amore e romanticismo, amore e sesso siano la stessa cosa.
La realtà potrebbe essere diversa. L’autore prova a sondarla senza ipocrisie e pudori, con sincera partecipazione.
La morale del libro, confermata sempre più spesso dalla psicologia contemporanea, potrebbe essere: l’amore non è un sentimento, è una competenza. Gli alti e bassi, le gioie e i dolori di Rabih e Kirsten, due come noi, ce lo raccontano in maniera esemplare. Impossibile non empatizzare o fare il tifo per loro.
(Ultima modifica: 20 Febbraio 2023)