“La scrittura non si insegna” di Vanni Santoni

Il titolo del pamphlet di Vanni Santoni sembra una provocazione. Confesso che è stato anche questo ad attirare la mia attenzione.

In realtà già nell’introduzione l’autore chiarisce che

non la scrittura, ma solo la mentalità dello scrittore può essere insegnata.

È questo il cuore del libro.

E poi aggiunge:

In effetti io stesso, sebbene di corsi ne tenga svariati, reputo che la scrittura non si possa insegnare. Il motivo è uno, semplice e perentorio: la vastità infinita delle possibilità di un testo narrativo implica che infinite cose si possano scrivere in infiniti modi.

Questo non vuol dire che le scuole di scrittura non servano.

Non fatevi ingannare dalla brevità del libro: ogni parola è necessaria e nessuna è sprecata (dovrebbe succedere sempre, ma i libri, come le persone, spesso sono delle promesse mancate). Già dalle prime pagine del pamphlet si ha l’impressione di una grande sincerità (o almeno questo è quello che ho percepito io). A volte anche brutale. Come quando l’autore, dopo aver suggerito le prime liste di letture “necessarie”, dice qualcosa come: beh, se pensate che tutta questa roba da leggere sia troppa, allora forse dovreste riconsiderare le vostre aspirazioni letterarie.

Un’altra provocazione? Non proprio.

A proposito delle liste di libri da leggere, Santoni dice:

quella che propongo a chi vuole scrivere, e vuole magari arrivarci in tempi decorosi, è infatti una lista volta a provocare una reazione, un sommovimento, un senso di sfida, una consapevolezza improvvisa delle vertiginose possibilità del romanzo.

Insomma chi scrive non può assolutamente prescindere dalla lettura. Non soltanto per una questione di formazione. Ma perché anche qualsiasi scrittore affermato, quando lavora a un nuovo libro, nella fase preliminare, deve leggere molto, per documentarsi.

Ma c’è anche un altro aspetto più sottile. Ci sono letture che, quando si sta per avviare un nuovo progetto letterario, sono necessarie. In quel momento. Perché creano un mood, un terreno di coltura.

Ma se si ama troppo un autore e si è alle prime armi non si corre il rischio di essere condizionati troppo o di scrivere come lui? Vanni Santoni dice che non bisogna preoccuparsi. Anzi. Uno scrittore non dovrebbe mai temere le contaminazioni.

Mai avere paura dell’influenza. È normale che, quando avrai letto qualche autore che espanderà particolarmente la tua coscienza, per un po’ scriverai come lui. È normale e anche sano: basta continuare a leggere e innamorarsi di nuovo, e di nuovo farsi influenzare, finché da tutti quegli incroci non sboccerà la tua vera voce.

In un certo senso è come entrare nella testa di Vanni Santoni. Ed è questa la parte interessante del libro.

Come ho detto prima, non è così difficile fidarsi di lui. Anche quando dice:

solo facendoti un culo mostruoso nella lettura prima, e nella scrittura poi, diventerai uno scrittore o una scrittrice.

Quindi la disciplina è importante (lo è ogni volta che vogliamo realizzare qualcosa). Per uno scrittore significa scrivere tutti i giorni.

La disciplina, infatti, non serve solo a garantire produttività, né si ferma a garantire l’intercettazione regolare dell’ispirazione. Scrivendo tutti i giorni, non solo si evita la considerevole perdita di tempo, ben nota a qualunque dilettante, del «rientrare nel testo», ma si accede a uno specifico stato di coscienza, inottenibile diversamente, nel quale ci si scopre a pensare al romanzo o al racconto da scrivere anche mentre non si sta scrivendo.

Perché leggere questo pamphlet? Perché, se dovete ancora costruirvi una rotta, ci sono tanti punti di partenza. E consigli pratici. Come quello di conoscere il sottobosco delle riviste (e magari fondarne una), perché sono una palestra di scrittura e di relazioni. E nell’ultima parte del libretto ci sono pure utilissimi capitoli sulle cose da non fare (che vi faranno risparmiare tempo ed energie): cadere nei cliché, scrivere cose noiose, non revisionare abbastanza (o farlo troppo presto), non confrontarsi.

“La scrittura non si insegna” di Vanni Santoni, in realtà, a dispetto del titolo che per qualcuno potrebbe essere fuorviante (ma è geniale proprio perché spiazza e parte da un luogo comune), insegna tanto. “On writing” di Stephen King si poteva riassumere con: se vuoi diventare uno scrittore, devi leggere tanto e scrivere tanto. Questo pamphlet ci fa capire perché.

(Ultima modifica: 20 Febbraio 2023)

 
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