[Recensione in 4 tempi]
(Primo tempo) E’ incredibile quanto stia imparando da un libricino come “Piccolo karma” di Carlo Coccioli. Ne ho lette solo poche pagine, ma sono già d’accordo con Pier Vittorio Tondelli che lo considerava un capolavoro. Lo stesso Tondelli è l’unico dal quale abbia avuto qualche notizia di questo singolare scrittore. E tra le decine di libri pubblicati da Coccioli, “Piccolo karma” è l’unico che ho trovato in libreria. Le ragioni sono tante. Innanzitutto l’autore si è esiliato volontariamente dal nostro Paese e trascorre la maggior parte del suo tempo in Messico. In Italia, a causa delle sue idee (è uno dei pochi che ha il coraggio di affermare che il Cristianesimo è una religione fondata sul Male e sulla paura), è uno scrittore scomodo, e quindi snobbato. In America Latina invece è molto letto e stimato.
Conosce e scrive correntemente in tre lingue: spagnolo, italiano e francese. Ha una cultura sterminata: nel romanzo che sto leggendo, ad un certo punto, dichiara che intorno ai cinquant’anni poteva stimare di aver letto qualche decina di migliaia di libri! L’aspetto interessante è che questa erudizione è maturata in uno stile semplice e fluido. Se poi siete interessati al Buddhismo e alla dottrina del karma, questo è un libro che dovete assolutamente leggere. Sarà una scoperta anche per voi. E’ un diario minimo, fatto di cose piccole, apparentemente insignificanti, ma che in realtà trasmette più profondità di un trattato filosofico. Nella sofferenza, nella noia, nella frustrazione ci sono le chiavi per la nostra redenzione. In un taccuino di Luigi Pirandello, ritrovato di recente, c’era questa annotazione:
“Ricordarsi sempre del cielo, sopra il soffitto”.
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(Secondo tempo) La dottrina del karma dice che la nostra vita attuale è il risultato delle azioni delle nostre vite precedenti. Nella stessa misura le azioni del nostro presente quotidiano influenzeranno le nostre incarnazioni future. Tutto questo è vagamente inquietante. Tuttavia anche se assomiglia al fatalismo è cosa ben diversa. Tutto quello che ci succede è il risultato della condotta di un passato, più o meno lontano. Quindi l’atteggiamento più sensato è quello dell’accettazione, soprattutto delle situazioni difficili, perché, come la sofferenza, sono il prezzo del karma negativo (che comincia sempre con la rabbia e con l’odio) che abbiamo accumulato precedentemente, quasi sicuramente in maniera inconsapevole. Se coltiveremo l’accettazione, arriveremo al non-attaccamento, che è il presupposto della tranquillità mentale. Solo allora l’impermanenza di ogni cosa (la caducità, l’evidenza che nulla dura per sempre) può essere compresa pienamente. Quella buddhista è una condotta di vita difficile, ma che porta molti frutti. Tuttavia fino a qualche tempo fa la mia comprensione delle sue dottrine era rimasta ingenua.
Nonostante mi sforzassi, la legge del karma lasciava dentro di me poco spazio alla speranza. E la speranza per un uomo, per ogni uomo, è qualcosa di importantissimo, di fondamentale. Significa essere sicuri dell’efficacia delle proprie azioni, sapere nel proprio cuore che prima o poi i nostri sforzi saranno ricompensati. La fiducia in se stessi non può esistere senza questo tipo di speranza. Ebbene, la lettura di alcune righe di Carlo Coccioli mi ha tolto un peso enorme: acquisendo molto merito, quindi accumulando karma positivo, facendo del bene a sé e agli altri, è possibile liberarsi, raggiungere l’illuminazione in questa stessa vita. Prima questo particolare non mi era chiaro. Credevo che fosse una prerogativa del Buddha. Invece ogni uomo può elevarsi incredibilmente nell’arco di una sola vita, può diventare tutt’uno col Buddha. Dipende dalle sue azioni, dai suoi sentimenti, dai suoi pensieri. E’ molto difficile, comunque non è una bella notizia?
L’altro dubbio che avevo riguardava la crocifissione del Cristo. La croce è un bellissimo simbolo: è l’incontro della linea verticale, che sta a rappresentare il cielo e Dio, e la linea orizzontale, che sta a rappresentare la terra e l’uomo. Ma il significato del sacrificio di Gesù Cristo crocifisso, nel profondo, mi era sempre sfuggito. In che senso Lui si è dato per noi, ci ha salvato? Ancora una volta Carlo Coccioli mi è venuto in aiuto. In Oriente i grandi uomini di spirito si dice che abbiano dei poteri che sono l’esatta derivazione del loro incredibile altruismo. Alcuni santoni o guru sono in grado di farsi carico delle sofferenze altrui, non solo a livello spirituale, ma anche fisico. Cioè se qualcuno ha la febbre alta o dolori alle ossa il santone può assumerli su di sè al posto del malato, che avrebbe in questo modo un emendamento dal suo karma. Naturalmente il santone deve essere forte nel corpo e nello spirito in maniera eccezionale. Ecco spiegato il senso del sacrificio di Cristo sulla croce: Egli ha assunto su di sé non solo i peccati, ma anche le sofferenze degli uomini. Forse senza quel gesto il mondo oggi sarebbe ancora di più brutale e corrotto. Il Male è indubbio che sia ancora presente intorno a noi, ma forse può essere spiegato col fatto che il Signore col suo gesto ha voluto soprattutto darci un esempio. Può darsi che non ci abbia liberati di tutto il male possibile, per darci la possibilità di farlo noi stessi, con le nostre azioni. Ma quanti oggi si sforzano di comprendere il significato del crocifisso? La gente che lo porta al collo, lo indossa come fosse un gioiello. Quello che succede nelle messe non è molto diverso. Le chiese mi piacciono soltanto quando sono vuote. La maggior parte della gente che le frequenta di domenica mi disturba. Non è in grado di capire cosa ci sia al di là della forma. Il sangue di Cristo è un bicchiere di vino, il corpo di Cristo un pezzo di ostia o di pane. Chi si professa cristiano non dovrebbe considerare l’Eucaristia una metafora, bensì un’identità. E’ un atteggiamento che condividono tutti i grandi uomini di spirito: ogni cosa che susciti compassione non è come Dio, è Dio stesso.
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(Terzo tempo) Ho appena finito di leggere “Piccolo karma” di Carlo Coccioli. Questo è il primo libro che leggo di Coccioli, o sarebbe più corretto dire il primo libro che mi è riuscito di trovare. Infatti, della trentina di volumi scritti dall’autore, in Italia circolano soltanto tre o quattro titoli. Si tratta di uno scrittore singolare, con idee apparentemente provocatorie e impopolari, che non risparmia, schifato della volgarità del Belpaese, nemmeno la chiesa cattolica. E’ per questo che vive in un esilio volontario a Città del Messico ed è snobbato e dimenticato nel nostro. Ma è un grande maestro della penna, erudito, trilingue, che scrive libri soltanto apparentemente semplici, ma che in realtà nascondono una grande saggezza e una profondissima meditazione sulle cose della vita, specie quelle piccole. Nelle intenzioni questo libricino, che l’autore chiama “minutario” perchè scandito in minuti, doveva essere privo di pretese, volutamente superficiale, una semplice registrazione dello scorrere delle ore nella sua casa a San Antonio in Texas. Invece, nonostante gran parte dei suoi preziosi libri di riferimento si trovi a Città del Messico, la sua cultura ha la meglio e si insinua persino nelle pieghe del quotidiano. E le note si riempiono di citazioni e rimandi ad altri libri, anche scritti da lui.
In quella casa, periodicamente invasa dai bachi del vicino albero di gelso che cresce in giardino, con la compagnia di Fiorino, un vecchio cane da guardia, e di un giovane inserviente messicano, guarda le telenovelas latinoamericane in televisione, pensa a Oliver, il suo primo cane, morto in un incidente stradale, e ai libri che ha scritto e che ha lasciato in sospeso. Tra un’attività e l’altra la quotidianità è rotta delle telefonate degli amici sparsi per il mondo e dalle occasionali visite ai centri commerciali. Il collante di tutte le piccole cose che descrive è il Male di vivere, onnipresente, che però si traduce nell’espressione della legge del karma. La vita è sofferenza, però deve essere accettata in quanto karma. E’ l’espiazione di un debito contratto nel passato o in una vita precedente. Accettare il proprio karma non significa lasciarsi andare, bensì comprendere sino in fondo le ragioni del proprio cammino e dei propri errori. Solo in questo modo, il qui e ora, la consapevolezza, diventa un’esperienza mistica. Il diario si chiude con il resoconto di un viaggio al Disney World di Orlando, che diventa la metafora dell’attraversamento di piani di realtà differenti. “Piccolo karma” è un libro sorprendente per come riesce a dimostrare che l’evoluzione spirituale è possibile anche in una cultura pop come la nostra e in un mondo globalizzato. Un libro che sembra amaro e pessimista ma che invece è pieno di speranza e ottimista. Il lamento del male e della noia è in realtà un inno alla meraviglia e alla compassione.
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(Quarto tempo) A qualche giorno dalla fine del libro di Coccioli, cominciano a tornarmi i conti sul karma. Il Male esiste, quindi bisogna accettarlo. Perché? Perchè è un debito da pagare. Ma è anche una fonte d’insegnamento. Il Signore ci ha lasciato la sofferenza perché potessimo imparare dalla sofferenza, ci ha lasciato il Male perchè potessimo trarre il Bene dal Male. E’ davvero possibile trarre il Bene dal Male? Sì, e questo processo si chiama crescita, consapevolezza, Dharma. È per questo che la metà nera del Tao ha un puntino bianco.
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(Ps: All’epoca in cui scrissi queste note Carlo Coccioli era ancora vivo. Adesso è qualche anno che se n’è andato. È successo d’estate. I quotidiani e i giornali hanno dato un piccolo spazio alla notizia. E la gente quasi non se n’è accorta. Non era un attore di Hollywood e non ha avuto una morte spettacolare come quella di Lady D. Era un grande scrittore che, come Salinger, aveva scelto con grande dignità una vita semplice e ritirata. L’unica cosa che conta sono i libri che ha scritto e che la gente dovrebbe leggere).
(Ultima modifica: 20 Febbraio 2023)